L’ultimo libro di Vespa a Natale, il cliente che non ricorda né autore né titolo del libro che cerca, ma ricorda il colore di copertina, e l’autore in cerca di promozione: sono i tre incubi del libraio, che si presentano con regolarità allarmante. Lo so bene io, che lavoro in libreria.
La verità è che, tra gli autori, “Uno su mille, come canta il maestro Morandi, accidenti, uno su mille ce la fa”. I travagli che passano gli altri novecentonovantanove ce li racconta con grande realismo – si sentono tutto il sudore e il sangue, le mandate al diavolo e la puzza degli sciacalli dell’editoria a pagamento, nemico naturale dello scrittore in erba – Gianluca Mercadante nel suo Caro scrittore in erba, Las Vegas edizioni.
Chi si aspetta un manuale di scrittura o una guida alla pubblicazione, rimarrà deluso. Caro scrittore in erba non è questo, quanto piuttosto un racconto spassoso, vero, verissimo, sincero fino all’osso; anche se chi ha il pallino della scrittura potrà trovare degli spunti, a volte ottimi. Quello dello scrittore, ci dice Mercadante, “è un mestiere artigianale, di quelli da rubare con gli occhi”.
L’imperativo è dunque leggere, leggere, leggere, scrivere, scrivere scrivere, e ottenere i giudizi dal giusto lettore, e fidarsene. E cercare di farsi furbi, accettando anche l’impossibile orrore: “un libro, per poter esistere, deve diventare un prodotto”, sostenuto, spinto e trattato da tale, anche con l’aiuto di quell’apparato dei tempi contemporanei, il cui nome un po’ fa tremare: ufficio marketing. A me fanno tenerezza gli scrittori che si promuovono da soli, quando non sono degli odiosi prepotenti, si intende.
Per lo più cadono in panico appena chiedo loro quale sia il distributore di cui si avvale la loro casa editrice, e dico loro che per poter presentare il libro nella nostra libreria è necessario che si attivi l’ufficio stampa della loro casa editrice. Perché, sagge parole di Gianluca Mercadante: “senza l’appoggio di un ufficio stampa, è come non aver affatto pubblicato”. Insomma, caro scrittore in erba, sii buono e rassegnati: hai a che fare con un’industria, e col buon vecchio sistema capitalista cattivo cattivo.
L’ebook, in formato epub o pdf, è ben fatto e curato. Un pregio grande e un buon punto a favore per la Las Vegas, in tempi in cui l’ebook spesso è considerato un prodotto di scarto dell’editoria, e come tale impaginato alla carlona.
Leggendo Caro scrittore in erba mi sono divertita, ed è un bel valore per qualsiasi libro. Ma di più, mi sono divertita anche quando l’autore, come potrebbe fare qualsiasi autore non promosso da case enormi, con potenza di fuoco impressionante, tale da trasformare l’ultima delle porcherie nel best seller dell’anno (disclaimer paraculo: ogni riferimento eccetera eccetera) racconta di come le librerie, lungi da dare una possibilità all’opera di scrittori non noti al grande pubblico – quello dei grandi mezzi di comunicazione – e al piccolo pubblico locale – gli amici dell’autore, o banalmente quelli cui l’autore deve un favore – rimpallino al mittente qualsiasi libro.
Mi confesso: prima di ordinare qualsiasi cosa anche io, nonostante condizioni di resa molto favorevoli, faccio tanti e tanti e tanti calcoli sulla vendibilità del titolo, ed effettivamente narrativa e saggistica che non abbiano alle spalle un grande editore e/o gli amici dell’autore hanno scarse possibilità di anche solo apparire in libreria. Ma, c’è un ma. I libri che il libraio ama. Scrittori in erba, vi do un consiglio anche io.
Trattate bene i librai, corteggiateli, siate carini e abbandonate ogni spocchia da genio incompreso prima di varcare la soglia di un qualsiasi bookstore, anche le megalibrerie di catena. Il libraio è una besta sensibile: non la offendete, e convincetela a leggere la vostra opera. Potreste conquistare il vostro migliore alleato.