È da poco uscito il dvd e quindi è venuto per me il momento di vedere Captain America: The Winter Soldier. Del resto già lo sai che sono il tipo che ama stare nella sua poltrona, davanti al suo schermo, con la possibilità di bloccare il tutto. E quindi, dicevamo, supereroi, botte da orbi, salvataggio del mondo eccetera eccetera, giusti giusti in 12 cm di disco.
Stai lì e siccome sei appassionato del genere lo sai che devi sospendere del tutto l’incredulità, tornare bambino e lasciare perdere tutte le menate da critico frustrato per goderti sganassoni, tensione amorosa, amicizia e buoni sentimenti in salsa yankee. Va benone. Devi anche toglierti di mente quasi tutto quello che sapevi dai fumetti, questo è un reboot bello e buono e devi far finta che la storia sia nuova. Dimentica tutto che si riparte.
E poi comincia e c’è già tutto: le scene iniziali che citano elegantemente la missione sulla Uss Discovery di Metal Gear Solid (sì, un videogame), l’antagonista che si staglia subito, la fiducia tradita e quella ben riposta, intrighi mondiali, intrighi inception, un piano malvagio da sventare e una squadra da costruire o perdere. Ottimi effetti speciali, ottimi attori, il solito film ben congegnato e ben sceneggiato che ci si può aspettare da una collaudata macchina da blockbuster.
Però poi ci pensi. Pensi che tutto sommato il film parla anche di altro. Tra cazzotti, giochi di maschere e smascheramenti, c’è qualcosa di più in questo film. E ci arrivi. Il film ci racconta di “complotti”, per usare un termine attualissimo, ci racconta di un’oligarchia al comando che ascolta tutto, scandaglia tutto e decide chi sono i nemici, di volta in volta, ovvero quelli che potrebbero destabilizzare loro e il sistema.
Ci racconta di controllo, di rinuncia alla propria libertà per avere qualche agio e qualche sicurezza in più. Parla di noi e della società attuale, in fondo. Con la levità di un filmone ammmeregano di supereroi.
Insomma, da vedere, questo Captain America qui. E da aspettare i sequel e tutti gli altri film collegati, augurandosi che siano all’altezza.