Qualche giorno fa, per la prima volta nel genere, sono stata invitata all’anteprima di un film, Un fantasma per amico, che esce oggi 30 ottobre 2014. Considerato il target cui si rivolge questo film, ho pensato di portare con me anche la prole per una considerazione più ampia della storia raccontata.
Potrei cominciare scrivendo che la trama di questo film deriva dal celebre libro per bambini di Otfried Preussler Il piccolo fantasma, ma devo ammettere che a causa dei miei riferimenti narrativi infantili, non avevo la più pallida idea di chi fosse Otfried Preussler fino a ieri sera.
Non che stamattina sia cambiato qualcosa a riguardo.
La peculiarità di questo film sono sicuramente le ambientazioni.
La città di Eulenstein, che non esiste, è stata ricreata utilizzando integrazioni digitali aggiunte alle bellissime riprese effettuate in Germania, in una cittadina sull’Harz.
La regione dev’essere molto cara al regista, che inonda e inebria il pubblico di particolari geografici che trasportano la sala in Alta Sassonia, dove si scoporono mano mano tantissimi dettagli paesaggistici e architettonici caratteristici di quelle zone. Sembrava quasi di sentire l’aria cristallina di montagna.
Il periodo storico è collocato sicuramente in un’epoca abbastanza moderna, a giudicare dall’abbigliamento dei ragazzi protagonisti.
Il regista, Alain Gosponer, ha dichiarato di non aver voluto fornire una trasposizione specifica dell’epoca storica, per consentire al film di essere rivisto anche fra alcuni anni senza problemi. Effettivamente i problemi di visione non sono legati al periodo storico in cui il film è calato.
Gli attori sono pressoché sconosciuti al grande pubblico e in generale tutta la produzione sembra essere “di nicchia”: la maggior parte del lavoro di caratterizzazione a mio avviso è stato fatto sulla location e sul protagonista digitale.
Chi si aspetta un risultato clamoroso come fu per il capolavoro di Petersen, però, può restare tranquillamente seduto sul divano.
Un fantasma per amico è ambientato quindi nella fantastica Eulenstein, dominata da un imponente castello, museo storico e fiore all’occhiello della città tedesca.
Nel castello vive un piccolo fantasma il cui destino pare essere quello di svegliarsi a mezzanotte e riaddormentarsi dopo un’ora esatta, con la frustrazione di dover sottostare alle regole di un misterioso orologio che scandisce i suoi ritmi di gioco con i propri rintocchi.
Nonostante sia insieme a buoni amici, che ogni notte gli tengono compagnia, il piccolo fantasma vorrebbe scoprire com’è fatto il mondo sotto la luce del Sole, pur non immaginando che nelle ore diurne altri esseri viventi popolano la città ai piedi del suo castello.
Dietro parziale suggerimento dell’amico Ciufo Gufo il piccolo fantasma decide di cambiare l’orario a tutti gli orologi che trova nel castello, nella speranza di potersi finalmente svegliare di giorno e osservare il mondo sotto una “luce diversa”.
L’intera storia si sussegue fra i pasticci provocati dal piccolo fantasma che, una volta ottenuta la sveglia mattutina e incontrato per la prima volta degli esseri umani, cambia misteriosamente colore scoprendosi e spaventando tutta la città.
Il film vuole rimanere all’interno dei confini del libro da cui è tratto e come il libro stesso vuole trasmettere ai ragazzi alcuni valori di cui fare tesoro, come ogni buon film per ragazzi si promette di fare.
Il piccolo fantasma vuole cambiare la sua vita, perché quella che ha gli va stretta. Per fare questo mette nei guai il bambino Karl che non riesce a riguadagnare la fiducia dei genitori e della comunità perché si difende accusando qualcuno che agli occhi degli adulti non può esistere nonostante gli strani fatti che avvengono in città.
Dopo una serie di avventure sfortunate il piccolo fantasma vuole ritornare alla sua natura di fantasma notturno e chiede finalmente aiuto ai ragazzi che lo hanno incontrato per la prima volta.
Ciò che manca in questo film è il carattere dei personaggi, persino di quello principale che non riesce a mantenere alto l’interesse durante la parte più lenta del film, quella centrale, che a tratti sfocia nella noia.
Il piccolo Karl si risveglia solo nel finale, con l’aiuto di Hannes, Marie e di un adulto che non ha smesso di credere ai fantasmi.
Gli antagonisti (il Custode, il Sindaco e il Capo della Polizia) sono macchiette sullo sfondo.
Divertenti invece i due interventi dei pompieri di Eulenstein che, seppur mossi dal dovere di risolvere i guai causati dal piccolo fantasma, riescono a farci sorridere per la goffaggine nel doversi liberare dai pasticci creati da loro stessi.
Il paragone va immediatamente a Casper, di cui però il piccolo fantasma non possiede lo stesso carisma e alla Storia infinita dove invece i protagonisti bambini avevano una struttura importante e decisa, tanto da rendere un film di bassa produzione uno dei capolavori della storia del cinema.
Tutto sommato Un fantasma per amico è un film di facile digestione, il cui target “familiare” è sicuramente indicato. Il pubblico più adulto risente della narrazione centrale, un po’ lenta e inconcludente, mentre i più piccoli sostengono fino alla fine il bambino Karl per “spingerlo” a prendere una decisione che lo salvi dall’inclemenza dei genitori e della maestra.