La prima cosa bella di Paolo Virzì, Baciami ancora di Gabriele Muccino, Basilicata Coast to Coast di Rocco Papaleo, Le quattro volte di Michelangelo Frammartino, La doppia ora di Giuseppe Capotondi, Io sono l’amore di Luca Guadagnino, Mine vaganti di Ferzan Ozpetek, La nostra vita di Daniele Luchetti, L’uomo che verrà di Giorgio Diritti e 20 sigarette di Aureliano Amadei, si sono contesi il prestigioso compito di rappresentare l’Italia agli Oscar 2011.
La commissione dell’Anica composta da Gabriele Salvatores, Dante Ferretti, Nicola Borrelli, direttore generale per il cinema, giornalisti e produttori, ha scelto la storia di Paolo Virzì.
La prima cosa bella è un film che io ho amato molto, forse anche per ragioni strettamente personali, ma soprattutto per la qualità e l’intensità della sua storia e per l’energia espressiva della sua narrazione.
Anna è una mamma italiana che è ben lontana dallo stereotipo della mammà che il cinema italiano ha sempre ritratto. Anna celebra la sua maternità con entusiasmo, attraverso il tentativo disperato di trovare il proprio ruolo di donna, con le velleità, i sogni e le aspirazioni a cui anche lei ha diritto. E tra i protagonisti del suo immaginario desiderato ci sono anche i suoi due bambini.
Anna sogna per se stessa e per i suoi figli. Anna non sceglie il sacrificio per amore della famiglia, perché sa che la felicità non ha bisogno di conformarsi.
Anna vive una vita sacrificata perchè la vita stessa, spesso, le rema contro, ma trova sempre il tempo per sorridere e cantare coi suoi figli.
Anna è la donna che molte di noi vorrebbero essere.
Anna è italiana, ma i suoi sentimenti, le sue emozioni, i suoi sogni e i suoi problemi appartengono a tutte le donne di qualunque paese.
La prima cosa bella è una storia italiana nel suo stile raffinato, ironico, profondo e intimista, nelle ambientazioni che accompagnano lo scorrere degli eventi, ma è soprattutto un’esperienza che appartiene alla collettività umana.
Produttori italiani, svegliatevi!
Siamo ormai spettatori arrabbiati e imbarazzati di fronte all’immagine che l’Italia dà di sé col nostro cinema. Ma soprattutto siamo stanchi di doverci difendere sciorinando le virtù della vecchia commedia all’italiana.
Anche i cinepanettoni hanno una loro dignità e un loro pubblico che vi riempiono le tasche!
Bene, è arrivato il momento di investire i soldi che arraffate a Natale con le tette, i culi, le scoregge e le pernacchie, in tutte quelle belle storie che hanno il diritto e il dovere di restituire prestigio rinnovato al cinema italiano e una popolarità che lo affranchi dai temi triti e ritriti di certa autorialità intellettualoide e soporifera.
Ormai non potete più esimervi dalla responsabilità di dare voce alla nostra identità culturale, una tra tante, ma pur sempre unica, con la leggerezza della sua ironia e la potenza drammaturgica della sua complessità.
Il 25 gennaio sapremo se il nostro film entrerà nella cinquina dei migliori film stranieri stranieri nominati per l’Oscar.
Incrociamo le dita.
Qui il trailer.